venerdì 30 luglio 2010

"Furmai Murbi"


Pensando alle farciture della piadina nella scorsa “puntata” ho nominato lo squaquerone, e nominando lo squaquerone viene in mente anche la casatella, questi due formaggi non possono essere buttati lì in un discorso così come se nulla fosse, richiedono un pò di tempo e attenzione in più, per non dire qualche minuto di meditazione!
Tornando alle riflessioni sulle differenze tra Emilia e Romagna, e su come queste differenze si incontrano/scontrano a Imola, terra di confine in cui non si è più Emiliani ma non ancora Romagnoli, oggi analizzerò proprio il caso di questi due formaggi.
C’è chi dice che entrambi in Emilia non si trovano e beh, non ha tutti torti....si trovano ma meno facilmente che in Romagna e quei pochi caseifici che li producono specificano nella dicitura del prodotto “squaquerone romagnolo”.
Appartengono quindi alla Romagna e qui ad Imola, nonostante sia in provincia di Bologna, quindi più verso l’Emilia, hanno lo stesso un posto d’onore sulle nostre tavole.
Sono entrambi formaggi morbidi (in dialetto Imolese, Furmai murbi) che qui ad Imola trovano molteplici abbinamenti, dal dolce al salato. Sono ottimi insieme ai salumi o alle erbette di campo, esagerati accompagnati da confetture di prugna e fichi e immancabili nel ripieno dei cappelletti (principi dei primi Romagnoli).
Lo squaquerone è quello dalle origini e dall’appartenenza più chiara, è Romagnolo!, qui ad Imola si consuma regolarmente e a Castel San Pietro Terme, in provincia di Bologna il Caseificio Comellini ne produce forme pa
rticolarmente rinomate. A Bologna si trova nel reparto latticini di qualunque supermercato ma è già visto come un “furmai romagnol”.


Lo “squaquaron” è un formaggio dalle origini antiche legato all’ambiente rurale dove era consuetudine produrlo e consumarlo. La sua forma indefinita gli da il nome, pesa da 1 a 3 kg quando è intero, ha pasta molle, non ha crosta ed ha un sapore di latte leggermente acidulo che gli permette di essere accostato facilmente sia al dolce ch
e al salato.
Anche la casatella veniva fatta nelle case delle famiglie contadine e da qui deriva il suo nome, le sue origini però sono meno chiare, alcuni pensano che come lo squaquerone sia una derivazione dell’ antico raviggiolo, mentre altri pensano che la zona di origine sia il Veneto e che con le migrazioni dei secoli si sia diffusa anche in Romagna.
In effetti nella provincia di Treviso esiste una casatella Trevigiana che di recente ha ricevuto anche il riconoscimento DOP che fa decisamente protendere verso l’ipotesi della sua provenienza Veneta.
In ogni caso, tenendo fede alle credenze romagnole in cui pare tutto sia nato in Romagna e poi tutti gli altri hanno copiato da loro, i nostri due formaggi, come già anticipato, sembra che derivino direttamente dal raviggiolo, l’antico formaggio di cui si hanno notizie fin dal 1515 con l’invio di un omaggio gastronomico del Vescovo di Rimini al pontefice Leone X.
Il raviggiolo è un caratteristico formaggio fresco a pasta bianca ottenuto dalla cagliatura di latte bovino crudo, la cagliatura si effettuata subito dopo la mungitura, la massa ottenuta viene scolata senza rompere la cagliata, salata in superficie e avvolta in foglie di felce, di fico o di cavolo, utili a far meglio scolare il serio e capaci di donare un sapore particolare.
Ha pasta morbida e tenera dal gusto delicato, dolce, poco salato e si mangia fresco o, come diceva Pellegrino Artusi, come ripieno ai cappelletti!
Si conserva al massimo per 3 giorni per cui è un prodotto storicamente preparato nei mesi compresi tra ottobre e marzo, facendone un alimento tipico delle stagioni più fredde.
L’area di produzione è limitata all’Appennino romagnolo tra la valle del Savio e quella del Tramazzo, la zona di produzione quindi è quella Malatestiana circoscritta nell’entroterra della provincia di Forlì' Cesena. Ma di raviggiolo se ne produceva e se ne produce tutt’ora anche in Toscana, in Umbria e nelle Marche, da raviggiolo si può chiamare reviggiolo ma la il prodotto, salvo qualche modifica, è il medesimo. Ovviamente per i romagnoli non è un problema che esistano degli omonimi, la cosa più importante è che tutti sappiano che è nato in Romagna!
Saltano subito all’occhio le varie similitudini tra raviggiolo squaquerone e casatella e ne risulta ovvia l’idea che siano strettamente collegati in quanto diretti discendenti del più antico dei tre.
Come già detto pur essendo formaggi romagnoli ad Imola hanno un posto di rilievo a tavola e fino al confinante paesino di Castel San Pietro Terme sono prodotti in vari caseifici.
Ed ecco che di nuovo, nella terra di confine tra Emilia e Romagna, troviamo, come per la piadina, un prodotto romagnolo che per esempio già a Modena, in Emilia, è si conosciuto e consumato ma non quanto nel territorio imolese, e soprattutto viene prodotto pochissimo.
Stare sul confine virtuale di questi due luoghi fa si che, gastronomicamente parlando, si possa prendere il meglio dall’uno e dall’altro rendendo Imola un piacevole luogo di incontro e scambio di prelibatezze che vorrebbero essere o solo Emiliane o solo Romagnole ma qui possono semplicemente essere se stesse ovvero ottimi prodotti gastronomici dal sapore ricco di storia, migrazioni e ingegno dei nostri antenati contadini.
Ovviamente i maggiori caseifici produttori di questi tre formaggi si trovano in Romagna tra Forlì e Savignano sul Rubicone, tant’è che proprio a Savignano sul Rubicone si svolge anche la Sagra delle squaquerone il terzo week end del mese di luglio (solitamente in date comprese tra il 15 e il 19 luglio).
Lascio qualche indirizzo goloso in cui poter assistere alla preparazione dei formaggi e ovviamente acquistarli se vi trovaste a passare da queste parti.

Caseificio Pascoli srl Via Rubicone dx 220 -47039 Savignano sul Rubicone (FC)
Tel. 0541-945732 e-mail lraduan@tin.it
Per ordini e informazioni squaquerone@email.it

Caseificio Il Sasso di Zanetti e Moschini, Produzioni BIOLOGICHE, Via della Cava 24 Predappio 47016 (FC)
Tel 0543-922859

Caseificio Mambelli Domenico&C, Via Ceredi 1402, S.Maria Nuova di Bertinoro (FC), info@mambelli.com
Tel 0543-440936

Caseificio Matteo snc, Via Paroli 4 Imola 40026 (BO) Tel 0542- 683222

Caseificio Comellini Roberto S.p.A, Via Flavio Gioia 6, Castel San Pietro Terme (BO) Tel 051-941376
www.caseificiocomellini.com

giovedì 29 luglio 2010

Le Fooding

Questa è una scoperta che ho appena fatto e come tutte le scoperte..è avvenuta nel modo più casuale. Oggi mentre stavo rimbalzando da un sito all'altro cercando di scoprire qualcosa di nuovo nel mondo gastronomico, scopro che in Francia già da qualche anno esiste un movimento chiamato Le Fooding, parola che unirebbe "food" e "feeling".
Questo movimento nato nel 2004 si oppone alla logica "Michelin" di aggiudicare stelle e stelline ai migliori ristoranti e soprattutto si oppone alla logica del mondo gastronomico di alto livello (a mio avviso concetto prettamente francese) di essere esclusivamente ad uso e consumo dei ceti più alti e quindi sostanzialmente inarrivabile al grande pubblico. Dopo questa premessa letta sul sito, il movimento comincia subito a piacermi e così decido di girare meglio il sito per capire cosa fanno concreticamente questi de "Le Fooding": ebbene il loro scopo è quello di riportare il cibo ad una dimensione più spontanea, più primitiva pur non facendo a meno della grande qualità del cibo e della mano di famosi cuochi, il tutto però in una dimensione più easy, meno snob insomma. E questo direi che ci piace molto. Giro ancora nel sito e scopro che organizzano spesso dei pic-nic e delle feste d'ispirazione semi futurista sia a Parigi che a New York dove alcuni famosi cuochi preparano piatti da consumare poi tutti assieme in location tipo parco della città e a questo punto piena di curiosità scopro che meraviglia delle meraviglie Le Fooding sbarca anche a Milano, precisamente il 15 ottobre, avvalendosi di chef del calibro di Massimo Bottura. Altre precisazioni? Per il momento non so altro ma appena avrò delle altre informazioni, riferirò subito! In ogni caso consiglio un giro sul sito (dalla grafica veramente particolare) anche perchè dà la possibilità di trovare gratis i ristoranti scelti da Le Fooding in Francia, il che vuol dire avere gratuitamente una guida su dove andare a mangiare in Francia.. Non male direi!

martedì 27 luglio 2010

D come Domodossola (e VV come Val Vigezzo)

Mi intrometto nelle riflessioni imolesi per postare il nostro week end appena passato nell'Ossola, soprattutto nella splendida Val Vigezzo. L'Ossola, che fa parte della provincia del Verbano-Cusio-Ossola (la provincia in cui io abito) occupa la parte più a nord del Piemonte, precisamente quella linguetta di territorio che si insinua nella confinante Svizzera. Domodossola, è la "capitale" dell'Ossola e a qnto pare l'unica città italiana che inizi con la d visto che viene nominata sempre e comunque negli "spelling" di codici e cognomi in Italia.
Ebbene la città non offre particolari attrattive a parte la Piazza del Mercato che è veramente un gioiellino e che è il luogo dove il sabato si svolge il mercato.




Ovviamente noi sabato ci siamo recate al mercato, godendo così della meravigliosa giornata tersa ed intanto cercando bancarelle che vendessero tome alpine a cui chiedere un pò d'informazioni e ovviamente di assaggi. Dopo alcuni giri abbiamo concentrato la nostra attenzione sulla toma "Antigorio invecchiata", toma che prendeva il nome dal paese di produzione e che aveva un originale colore verdolino, dato dalle particolari erbe ricche di clorofilla mangiate dalle mucche d'alpeggio.



Trovato il formaggio per poter pranzare ci siamo dedicate alla scelta del pane, e questa non poteva che ricadere sul pane di Coimo, particolare pane di segale tondeggiante prodotto esclusivamente nel paese di Coimo e che negli ultimi anni stà riscuotendo un successo sempre maggiore. Trovato anche questo, il nostro pranzo era praticamente pronto mancava solamente il luogo dove consumarlo, possibilmente in mezzo alla natura e verso la Val Vigezzo, destinazione del pomeriggio; in effetti, pochi km dopo Coimo, ci imbattiamo in esattamente quello che cercavamo: un meraviglioso prato ombreggiato e con vista sulle Alpi, l'ideale per mangiarci il nostro panino ossolano dop.


Dopo il pranzo abbiamo fatto un breve giretto a Coimo e ripresa la macchina ci siamo dirette verso Santa Maria Maggiore, centro principale della Val Vigezzo. Il paesino era semplicemente delizioso e mentre passeggiavamo per le viuzze del centro, notiamo tre anziane signore che vendevano dei mirtilli appena colti e poi ammucchiati nelle tradizionali gerle:


Erano niente meno che mirtilli selvatici raccolti nelle montagne sovrastanti Santa Maria Maggiore e le signore li vendevano (mezzo chilo) a 7 euro, noi, come sempre quando si tratta di queste cose, ci siamo lasciate tentare, avendo in mente l'idea piuttosto golosa di mangiarli per strada. Appena il tempo di pulirci dal viola e blu dei mirtilli, che la giornata ci presenta un'altra curiosità gastronomica da scoprire: lo "Stinchett", ovvero una sorta di crespella di pane (somiglia ad un pane carasau) cotta su una piastra bollente ("ferro per lo Stinchett") e poi condita con del burro d'alpeggio (rigorosamente) e del sale. Lo Stinchett, ci racconta la signora che lo prepara, è il piatto storico della valle e sembra che abbia addirittura origini celtiche. Come è facilmente intuibile lo Stinchett riassume in un unico piatto tutto quello che avevano da mangiare una volta i Vigezzini: farina (in genere di segale e grano tenero) e acqua (per l'impasto), il burro dell'alpeggio e il sale, merce preziossima che per secoli passò nella valle durante il lungo tragitto da Salisburgo fino a Milano.
Mangiato golosamente lo Stinchett, ci siamo ridirette verso la macchina per procedere verso casa, felici di aver passato una giornata così ricca di stimoli gastronomici.
Prima di finire questa cronaca ossolana lascio qualche indirizzo goloso per chi volesse passare un'interessante giornata ossolana:

Ristorante Piemonte da Sciolla, piazza Convenzione 4, Domodossola, 0324 242633

Ristorante Le Colonne, via Benefattori 7, Santa Maria Maggiore, 0324 94893

giovedì 22 luglio 2010

Emilia-Romagna... Emilia o Romagna? Il caso della piadina

Fin da piccola mi sono sempre chiesta se sono più Emiliana o Romagnola e già perché per chi non lo sapesse questi due territori, solitamente intesi come un’unica regione, in realtà hanno due identità mooolto ben distinte!

Mi presento, sono Marcella e ho origini metà Campane e metà Molisane ma, sono nata a Imola, terra di confine tra l’Emilia e la Romagna. Come in tutte le terre di confine si respira un’aria più ricca, carica di contrasti e di diverse realtà che si scontrano in ogni momento su tutti i fronti.
Ad Imola non siamo ancora Romagnoli ma non siamo più Emiliani, ogni cosa è un pò a metà e tra le varie cose in cui questo è ben più visibile primo fra tutti c’è il cibo.
Vi parlerò di queste differenze in varie “puntate”, oggi analizzerò il caso della “PIADEINA”, citando Aldo Giovanni e Giacomo, “il cibo degli Dei”!
Per noi Imolesi la piadina può accompagnare ogni momento della giornata, è buona a colazione con la marmellata e la nutella, ma è anche un pasto completo se farcita di squaquerone, prosciutto e rucola, ma attenzione allo spessore! E già perchè salendo in Emilia la piadina tende a sparire, tra Bologna e Modena si eclissa e lascia spazio a tigelle e torta fritta e quelle poche che si incontrano hanno uno spessore che va dal mezzo centimetro al centimetro con un diametro di 10-15 cm. Man mano che si scende invece la nostra amica piadina si assottiglia (forse per giustificare le sovrabbondanti farciture!) e il suo diametro raggiunge e a volte supera, i 20 cm, tanto che da Cesena in giù, verso Riccione, alcuni chioschi dopo averla farcita l’arrotolano creando il mitico “rotolino”.
Ad Imola puoi scegliere, ogni chiosco (e ce ne sono una decina sparsi ad ogni angolo della cittadina) ha la sua ricetta, a nord ovest, andando verso Bologna, i chioschi ti propongono una piadina tendente al tozzo, verso sud est, in direzione Ravenna la piadina si assottiglia e anche il modo di farcirla cambia.
A nord ovest si taglia a metà lungo lo spessore creando due dischi che una volta farciti vengono sovrapposti, verso sud est si farcisce e si piega a metà creando una sorta di mezzaluna. È il nostro cibo di strada!, se non sai cosa vuoi impieghi 30 minuti per scegliere come farcirla (ci sono miriadi di possibilità!) ordini, 10 minuti d’attesa (di solito te la stendono davanti e la cuociono sul momento al testo, la piastra tipica per la cottura della piada) e prosegui i tuoi giri con la tua piadina fumante in mano.
Senza ombra di dubbio l’esempio della piadina esplica nel migliore dei modi le differenze culinarie che qui ad Imola si scontrano tra Emilia e Romagna.
Consiglio culinario per chi dovesse passare da Imola, per una piadina tendenzialmente più Emiliana Chiosco la Meta in Viale D’Aquisto, affianco al campo da rugby (ottima!!), per una piadina più Romagnola l’eccellenza se la contendono il Chiosco la Greppia in Viale De Amicis e il Chiosco Master, primo chiosco nato a Imola nel 1954 che si trova nella rotonda di Viale Dante.
Alla prossima puntata per conoscere altre particolarità di questa cittadina a metà tra due così ben distinte identità. A presto! E....Buona piadina a tutti!!!
Chiosco La Meta, via Salvo D'Acquisto, Imola (Bo), orari: 12:00/21:00, domenica 16:00/21:00 chiuso il lunedì
Chiosco Master, Piazzale Leonardo da Vinci, Imola (BO), orari: 11:00/21:30, domenica 16:00/21:30, chiuso il sabato, www.chioscomaster.it
Chiosco La Greppia, viale De Amicis, Imola (BO), orari: 12:00/24:00, no chiusura sett.

mercoledì 21 luglio 2010

Errata corridge

Questo post veloce veloce solo per dire che in realtà le gastro guide avranno un periodo di gestazione più lungo e che invece nei prossimi giorni Marcy prenderà in mano il blog, proponendo alcune riflessioni sulla zona imolese.. ovviamente gastro riflessioni! Poi con calma (il tempo di far foto, verificare indirizzi, numeri di tel, ect..) pubblicheremo le gastro guide!

martedì 20 luglio 2010

Lauree, ristoranti e dintorni (di Parma)


Sono diversi giorni che questo blog non viene aggiornato ma in questa breve settimana è successo uno di quelli che vengono definiti gli Avvenimenti (con la a maiuscola) nella vita di una persona, ovvero la laurea di Marcy!



La discussione della tesi è avvenuta il 15 luglio all’interno del campus di Parma, dove per tre lunghi anni abbiamo seguito le lezioni e dove sotto un bell’albero (che faceva una provvidenziale ombra) Marcy è stata proclamata dottoressa in Scienze Gastronomiche. La tesi discussa dalla ex laureanda verteva sulle influenze sociali che tutti noi subiamo a tavola mentre mangiamo in compagnia di altre persone ed ha riscontrato molto interesse da parte della commissione.
Dopo la proclamazione, con il nostro gruppo dell’università assieme ai genitori di Marcy siamo andati a mangiare in uno di quelli che io considero uno dei migliori posti (mi correggo per me è il miglior posto) dove mangiare a Parma: il ristorante i Due Platani a Colorno (frazione di Parma).
Ed ecco che questo diventa il primo post gastronomico dall’apertura di questo blog e sono veramente felice di aprirlo parlando di questo ristorante che è stata una piacevolissima scoperta nel lontano 2006. Il ristorante si trova come dicevo a Coloreto, piccola frazione di
Parma raggiungibile tramite la tangenziale (tratto sud est) prendendo l’uscita per via Budellungo. Il locale si presenta come una deliziosa trattoria, esattamente quello che ognuno vorrebbe trovare in una fredda serata padana: atmosfera calda e accogliente ma professionale, menù con il meglio della zona di Parma ma con alcune interessanti divagazioni, cantina completa ed esaustiva e per finire, ma non certo la voce meno importante, un ottimo rapporto qualità prezzo. Tutto questo lo potete trovare ai Due Platani, locale che solo recentemente è stato segnalato nelle più famose guide di settore e che ha al suo attivo anche un premio come il ristorante dove viene servito il miglior tortello di zucca d’Italia (e scusate se è poco!).
Fino adesso ho descritto il ristorante come il posto migliore dove passare una fredda serata novembrina e se invece si ci si trovasse nel bel mezzo di un’ondata di calore africana in un soleggiatissimo pranzo di metà luglio (ovviamente ogni riferimento è puramente casuale)? Bè ecco, forse il posto non darà il meglio di sè ma permetterà comunque di poter degustare ottimi piatti estivi in un contesto climaticamente fresco dato dalle mura di questa vecchia casa di campagna.
Noi abbiamo optato per un antipasto misto in onore delle terre parmensi e poi abbiamo scelto individualmente un primo; riassumo qui velocemente tutte le nostre scelte, così da dare un’idea generale di quello che offre il menù estivo del locale:
  • Spalla cruda e prosciutto crudo con torta fritta e parmigiano reggiano del caseificio Barani (un parmigiano invecchiato 30 mesi che è un qualcosa di divino)
  • Gnocchi con pesto di ortica e pomodorini confit, spaghetti alla chitarra con alici e basilico e farro tirato a risotto con asparagi
  • Dolci vari: torta di mele e pere con goccie di cioccolato e crema chantilly, zuppa inglese, sbrisolona con zabaglione fatto in casa.
Per quanto riguarda il vino non ce la siamo sentiti di prenderlo per pasteggiare perchè la temperatura e le successive ore di macchina per tornare a casa non ce l’avrebbero permesso, ma abbiamo brindato con un Lambrusco tagliato con del Bonarda veramente ottimo (e lo dice una persona che mal sopporta il lambrusco!).
La giornata è poi trascorsa molto tranquillamente in un completo relax da post-laurea, la festeggiata complice un calo di tensione non si reggeva più in piedi dal sonno!

ps: nelle prossime settimane abbiamo intenzione di pubblicare delle gastro-guide in pdf delle zone che conosciamo meglio d'Italia: itinerari e indirizzi dalla colazione alla cena! Prima uscita (fa molto edicola!): Imola e dintorni.


Ristorante Due Platani
via Budellungo 104/a
Coloreto- Parma
chiuso lunedì sera e tutto martedì
tel 0521 645626

consiglio molto vivamente di prenotare è sempre pieno!

giovedì 8 luglio 2010

..Si doveva tornare con una casa e si è tornati con un orso..

Mercoledì siamo volate a Londra in giornata per vedere un'appartamento trovato tramite alcuni conoscenti ma la spedizione ha avuto esiti piuttosto deludenti. Prima di tutto l'appartamento non era esattamente come mostrato su internet, in particolare la camera dove avremmo dovuto dormire era di dimensioni microscopiche, talmente tanto da essere composta solamente da un letto a castello ed un armadio ad una anta, senza nemmeno un comodino o una piccola scrivania... Insomma sarebbe stata decisamente piccola anche solo per una persona, ma per due era inimmaginabile. Un po' tristi ed un po' afflitte abbiamo guardato il resto della casa, conosciuto le due ragazze che già ci abitano, parlato con loro del più e del meno e siamo poi andate via schiarendoci le idee per strada, cercando intanto di trovare la metro più vicina. Valutando tutti i pro ed i contro della situazione, ci è apparso subito chiaro che quello che avevamo in mente (e che abbiamo tutt'ora in mente) non si avvicinava per niente a quello che avevamo appena visto e che forse stavamo in realtà sbagliando tutta l'impostazione di questa "London adventure" e che sarebbe stato meglio ricominciare da capo, valutando bene i nostri obiettivi che sono: imparare l'inglese (in primis) e fare un'esperienza di vita fuori dall'Italia (e quindi lavorare, affittare un'appartamento...), ma questi obiettivi non sono così facili da raggiungere in una città come Londra e forse un ambiente più piccolo, più raccolto, più a misura d'uomo renderebbe tutto molto più facile. Ovviamente il primo posto che c'è venuto in mente è stato Cambridge, a detta di molti come uno dei posti più belli dove fare una "very english experience" e con questa idea in mente e un po' più tranquille all'idea di non dover per forza ricominciare tutto da capo (avevamo già preso degli indirizzi di college a Cambridge tempo fa), ci siamo così dirette verso la meta dove avevamo deciso di passare alcune ore prima di ritornare in areoporto, ovvero il Westfield Shopping Mall, niente di meno che il più grande centro commerciale dell'intera Gran Bretagna (w la cultura!), un posto che ci avrebbe permesso di mangiare (era dalle 5 che eravamo in giro no stop!) e di passeggiare in un'ambiente meno caotico delle vie del centro.
La scelta si è rivelata quanto mai azzeccata e dopo aver trascorso una piacevole oretta sedute in un ristorantino thailandese, ci siamo incamminate verso l'entrata (sorry, una delle numerose entrate!) del fantastico e gigantesco centro commerciale dove ci aspettavano qualcosa come 500 negozi più altre decine di locali di ristoro. In realtà il Westfield è un posto talmente grande che siamo abbastanza certe che un giorno intero non basti per visitarlo tutto ma noi in 3 ore siamo comunque riuscite a trovare i negozi che c'interessavano di più, in particolare il "Build a bear workshop" (www.buildabear.com) un negozio dove, sentite bene, si sceglie il tipo di orso preferito (ce ne sono di tutti i tipi), si fa gonfiare con della gomma piuma per farlo diventare un morbido peluche e poi si veste nel modo che si vuole, l'offerta è vastissima: c'è il kit per vestirlo da cuoco, architetto,idraulico, ballerina, parrucchiere.. In più si possono comprare anche vari tipi di scarpe (ci sono persino le Converse da orso!) e altri gadget come gli occhiali da vista, da sole, i cappellini, i guanti... tutto per abbellire il proprio orso! Fantastico no?!
Ovviamente noi non siamo riuscite a resistere e abbiamo comprato un orso cuoco in onore della professione di Marcy! Bruno, questo è il suo nome, troneggia ora in cucina e sarà sicuramente il nostro porta fortuna inglese..




Dopo questo originale acquisto ci siamo dirette verso Marble Arch per incontrare un nostro amico, emigrato a Londra qualche mese fa e anche lui cuoco, riuscendo a passare così un'ora e mezza molto spassosa con i suoi racconti in calabro-italo-inglese che hanno reso bene l'idea di quanto sia difficile all'inizio ambientarsi in una città come Londra...

Ormai stremate, erano le 6 di pomeriggio, ci siamo avviate verso Gatwick per prendere l'aereo che ci avrebbe riportato in patria.. E insieme a noi, anche Bruno ha fatto il suo primo volo in aereo!

martedì 6 luglio 2010

Buongiorno a tutti!

Buongiorno a tutti siamo Silvia e Marcella, 23 e 27 anni rispettivamente e abbiamo deciso di aprire questo blog per svariati motivi: prima di tutto perchè vogliamo condividere con più persone possibili la nostra grande passione per il cibo, passione che ha visto la sua concretizzazione attraverso una laurea in Scienze Gastronomiche all'Università di Parma (http://sites.google.com/site/unigastroparma/) e che stà influenzando sempre più pesantemente ogni scelta della nostra vita.

Il secondo motivo dell'apertura di "all around food" è dovuto alla nostra ormai prossima partenza per Londra, che per noi sarà la "grande avventura" e che vogliamo condividere con tutte le persone che ci vorranno seguire in questo lungo periodo inglese, raccontando giorno per giorno quello che ci succede e le scoperte gastronomiche che faremo nella capitale inglese.
Alla ovvia domanda che ci hanno posto già diverse persone: "ma allora sarà un blog di ricette?" rispondiamo che no, non lo sarà, prima di tutto perchè ce ne sono già diversi centinaia (tra cui alcuni a livelli veramente altissimi, paragonabili tranquillamente alle migliori riviste di settore) e poi perchè il nostro obiettivo è quello di creare un luogo virtuale dove poter parlare e confrontarci su tutto il resto del "settore gastronomia", ovvero: libri, film, ristoranti, mercati, produttori locali, blog, siti.. insomma tutto quello è... all around food!

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