venerdì 28 dicembre 2012

Il Natale. Sul lago.


Natale. 
Sebbene razionalmente non ci siano dei veri motivi per amarlo come quando ero piccola, rimane comunque la mia festa preferita, l'unica che se dovessi scegliere salverei. Anni fa una psicologa aveva detto a mia mamma che quello che vivi nei primi tre anni della tua vita è fondamentale per formarti come adulto e che questi tre anni pesano di più di tutti gli altri messi assieme. Danno lo stampo per l'adulto che sarai. 
Ecco io riconduco a questo il mio amore sviscerale per il Natale. 
I primi anni della mia vita è stata vissuta come una vera festa familiare con tanto di dosi abbondanti di magia per noi piccoli nipoti appena arrivati. Il luccichio delle posate, l'arrivo degli zii che abitano lontano, il panettone gigante che portava mio nonno, la letterina a Gesù Bambino, il patè preparato da mia mamma e da regalare a tutti gli amici, il giro di auguri ed il vin brulè bevuto sul lungolago all'uscita della messa della Vigilia. 
Per tutto questo io adoro Natale ancora oggi. 
Anche se di tutto quello che ho appena scritto forse è rimasto solo il patè nel mixer. 
Anche se l'atmosfera in casa è diversa, molte le persone che se ne sono andate, poche quelle che si sono aggiunte. 
Ma alla fine, grazie a questi famosi tre primi anni di vita, mi è rimasta l'idea che possa essere il momento più bello dell'anno e che un giorno potrò ricostruire per la mia futura famiglia un Natale coi fiocchi, anzi come direbbe Briatore "da sciogno":-)


Natale sul Lago Maggiore si presenta generalmente in due versioni: la prima è quella qui sopra fotografata, conosciuta come "la lugubre": nebbiolina bassa, montagne innevate, clima scozzese. 
La seconda è quella con sole brillante, cielo tersissimo e montagne innevate che si specchiano sull'acqua.
Quest'anno è andata di moda la prima:-)


Il Natale è sempre stata una cosa seria a casa mia. Tutto il meglio della casa deve essere lavato, spolverato e lucidato. Inoltre le decorazioni devono essere il più possibile homemade: quindi via libera a biscotti, decorazioni in legno, feltro, das, vetro. 
Quest'anno anche il cane, pardon Tabata, è stata decorata con nastrini oro, ton sur ton col pelo e piccola pallina oro a lato.
La Vigilia non si è mai festeggiata, è il pranzo di Natale il pasto che merita tutte le attenzioni possibili ed un menù fedele alla tradizione di famiglia: patè di fegato ed insalata russa, tortellini in brodo, cappone lesso o arrosto ripieno, panettone con crema di mascarpone al caffè.   


I rituali danno sicurezza e anche nel mezzo del turbinio di eventi degli anni scorsi, il fatto di sapere come sarebbe stato addobbato l'albero, apparecchiata la tavola ed il menù del pranzo mi dava sicurezza. Può sembrare un atteggiamento un filino materialista, ma in momenti in cui altre cose traballano, gli oggetti sempre uguali a se stessi negli anni, forniscono le certezze che altrove mancano.
God save the traditions:-)  



Una piccola ricerca in questo blog mi ha confermato ciò che già sospettavo: del Lago non ho mai scritto, non c'è nessun appunto gastronomico, nessuna menzione ai luoghi dove ho affinato il palato. I motivi sono molti, generalizzando si potrebbe dire, che è più facile parlare dei luoghi degli altri (come delle cose degli altri) che dei propri. Il coinvolgimento emotivo, nel bene e nel male, frena una narrazione oggettiva, per cui capita che i propri posti sono gli ultimi di cui si parla volentieri.
Ho deciso oggi di farlo, probabilmente perchè ormai che sono ben 7 anni che sono fuori casa, la distanza temporale aiuta a vedere, annusare, gustare tutto con occhi diversi. 


La prima tappa foodie che consiglierei a qualsiasi persona che sceglie il Lago per un week end è La Casera. Nata come boutique che vende formaggi d'alpeggio, il proprietario l'ha poi fatta diventare la rivendita dei formaggi affinati personalmente da lui, per poi trasformarla, l'anno scorso, in una gastrnomia-ristorantino, un posto dove andare per bene un buon calice di vino, mangiare un orologio di ottimi formaggi e magari fare un assaggio di violino di capra.
Salumi, formaggi, olio, aceto, marmellate, vino, liquori, dolci, sono tante le cose che La Casera vende, tutte che si possono aprire e mangiucchiare durante un aperitivo, prendendo nota e scoprendo formaggi particolarissimi, non perdendo, il Bettelmatt, la gloria della caseificazione della zona, il formaggio reso famoso da Raspelli che lo ha fatto diventare un must.
Se vorrete Eros vi spiegherà qualsiasi cosa di quello che rivende e vi farà assaggiare tutto il possibile per saziare il vostro desiderio di cultura gastronomica.

La Casera,
piazza Ranzoni 19
Verbania-Intra.






domenica 23 dicembre 2012

Gran tour Trentino Alto Adige, tappa 2


La cronaca del Trentino era stata improvvisamente interrotta dal Salone del Gusto e da qualcosa come 5 esami da dare in un mese e mezzo scarso, con timide richieste da parte dei professori come: "inventate la tracciabilità di olio extra vergine d'oliva e fate un piccolo piani di marketing per promuoverlo", "ideate un evento enogastronomico che faccia capire, per bene, l'importanza della geografia di quel territorio nei prodotti che produce", cosucce quindi di rapida e indolore soluzione.
Ma visto che ogni cosa ignorata richiama prima o poi attenzione, le foto dell'ultima parte del viaggio in Trentino hanno cominciato ad apparire inspiegabilmente sullo schermo del computer, segnale da me intrepretato come "adesso, lo fai, punto".
E così, un po' intimidita dall'intraprendenza delle foto e con alcuni sensi di colpa molto arzilli, mi sono messa sulla scrivania a finire quello che stavo facendo qualche mese fa, mannaggia a me.


Andriano. Piccolissimo centro vicino alla Strada del Vino del Sudtirol, quasi tutto formato da bed and breakfast e ristorantini. Il nostro B&B era però un po' diverso dagli altri. Un piccolo castello medievale con tanto di stradina sterrata per arrivarci. Un filo inquietante la notte, magico la mattina quando ti svegli e hai sotto di te tutta la valle, con vigneti e meleti.  


La giornata è dedicata alla Strada del Vino, alla visita a Degust, alla cantina di Termeno e per finire, sia mai che si muoia di fame, una cena al Zur Rose, storico ristorante di Appiano. I paesaggi che si susseguono sono di un verde brillante con punteggiature gialle e rosse. La pergola trentina, crea magici giochi d'ombra e la cosa più divertente è correrci sotto e spuntare dall'altra parte, guardare il panorama, fare qualche foto e mangiare un acino di Muskateller. 


Molte camminate dopo, molti panini di segale dopo, molto speck dopo, riprendiamo la macchina per vedere la famosa cantina di Termeno, un gioiellino di design dopo la massiccia ristrutturazione che ha subito 2 anni fa. 


La struttura si nota da lontano per il suo verde accecante e per la strana geometria che si innalza sopra la rotondità delle vigne circostanti. Potrebbe essere la sede di una Lega Nord avveneristica ed invece è il punto vendita di una delle cantine sociali più grandi dell'Alto Adige. Dentro acciaio, legno e tanti tanti calici che girano vorticosamente tra il bancone e gli avventori (tedeschi). Ottimi i vini, abbiamo assaggiato i classici della zona e anche un metodo classico che ci ha lasciato particolarmente soddisfatte. Oltre lo shop c'è una terrazza che da sulle vigne. Un posticino ideale per l'autunno, quando l'aria è frizzantina, il paesaggio è multi color e ozieggiare con un bicchiere di vino in mano viene più che naturale.  



Qualche acquisto, qualche parola detta in italiano in un mare di vocaboli teutonici e poi ancora via. Veloci, velocissime verso Degust. Degust è il nome dell'azienda di affinamento di Hansi Baumgarten, fratello dell'ancora più famoso Karl Baumgarten, chef stellato in Alto Adige.
Degust negli ultimi 10 anni è diventato un punto di riferimento per tutti i gli appassionati di formaggio in Europa, Hansi compra formaggio da tutto il continente e poi lo affina. Il che vuol dire che può anche solo destinarlo alla stagionatura in grotta (della II guerra mondiale, usata da Mussolini per nascondere le armi) o invece conciarlo con spezie, foglie (anche d'oro), alcolici e i più svariati aromatizzanti. Il risultato sono formaggi diversissimi rispetto a quando arrivano nel suo laboratorio: girano persino voci di Camembert in piena crisi d'identità dopo il suo trattamento.
Hansi fa tutto questo e tra qualche mese avrò una validissima aiutante nel suo laboratorio: Marcella:-)
Sei mesi per cominciare ad imparare l'arte, conoscere i canali di distribuzione, migliorare la comunicazione e promozione dei prodotti, partecipare alle fiere di settore.
Hansi ci ha fatto fare tutto il giro dell'azienda, ci ha presentato tutti i suoi deliziosi dipendenti che con fantastico accento tedesco ci salutavano e che con discreta fatica ci cercavano di spiegare i loro prodotti in italiano.
Poi ci siamo tutti accomodati nella saletta per le degustazioni e ci ha fatto assaggiare tutto il suo mondo. E sottolineo proprio il suo, perchè io sapori così non ne avevo mai sentiti e abbinamenti così forti ma  piacevoli sono stati come un passaggio di iniziazione. Un passaggio verso una cultura casearia tutta nuova, un diverso modo di concepire il formaggio: la qualità, le potenzialità del latte non si fanno solo trapelare da una buona lavorazione in caseificio ma anche da un buon affinamento, una pratica che permette di guidare le fermentazioni in modo che si creino aromi secondari perfetti per quel tipo di latte.
In pratica un'arte:-)



Per finire, Zur Rose. 
Più che un ristorante un istituzione qui in Alto Adige. Il primo ristorante stellato della provincia, lo chef quasi un eroe popolare da queste parti.
Il locale è molto bello, caldo, arredato con il legno e la boiserie. Il menù è quello autunnale: funghi, zucche e tanti formaggi, ovviamente di Hansi:-)
Noi abbiamo optato per una formula antipasto+primo+dolce, lasciando perdere il secondo solo per una questione di prezzo. 
Abbiamo, in ordine, mangiato una variazione di testina di vitello con gelato alla senape, ottima ed un petto di quaglia su tartare di patate e finferli, tenerissimo ed estremamente godurioso.
Come primo un risotto al formaggio grigio e gelatina al peperoncino e dei ravioli di farina di pere secche con formaggio grigio, entrambi con cottura perfetta ed un ottimo equilibrio tra i diversi aromi.
Per finire un tortino di cioccolato con menta e lamponi con gelato alla panna acida ed una omelette dolce con le mele e bagnata da uno sciroppo di sambuco.
Qualche appunto? Forse si poteva osare un po' di più con i dolci, i tortini al cioccolato e le omelette dolci non hanno la portata innovativa dei ravioli al cioccolato e al formaggio grigio. Per il resto tutto perfetto, ottimo servizio, buoni i vini, giusto il prezzo, un onesto 45€ a testa, che da queste parti, si spendono proprio come niente.


Auguri a tutti di Buon Natale!











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