venerdì 30 settembre 2011

Se un week end d'autunno un viaggiatore..


Piemonte, Piemonte e ancora Piemonte!

Questo è sicuramente il leit-motive delle ultime due settimane, il filo conduttore di una quindicina di giorni che ci hanno visto fare colloqui di ammissione all'università, trovare casa in quel di Pollenzo, partecipare a Cheese e aiutare una nostra amica in un matrimonio dai sapori di altri tempi. 


Proprio il matrimonio ci ha permesso di scoprire un posto dal fascino antico, una meraviglia di coorte adagiata sulle colline del chivassese che tra simboli massonici e stanze che hanno ospitato alcuni degli artefici dell'Unità d'Italia ci ha letteralmente incantato.

Meravigliandomi di tanto splendore non ho potuto fare che le solite riflessioni di questo periodo: quanto è bello il posto dove vivo, quanto si potrebbe fare e quanto non si fa e da lì via fino ad arrivare ad una frese di Goethe che al tempo del liceo mi aveva illuminato: "Sono più barbare le civiltà che hanno prodotto poco ma quel poco lo mantengono al meglio, o chi avendo tutto lo lascia andare in rovina?" Scontata la risposta, delirante pensare che lo diceva duecento anni fa e che quindi, anche solo per un fattore meramente fisico, tutto doveva essere ridotto meglio di adesso:-)

  
Castello di San Sebastiano Po, adagiato sulla collina della frazione Villa: stampo medievale rifacimento nell'800: ora nel 2011 è un bed and breakfast estremamente curato dove l'intento è semplicemente quello di mantenere inalterato il fascino che trasuda da ogni muro, ogni cortile, ogni stanza che profuma ancora di legna bruciata nei secoli.
La ristrutturazione nell'800 fu fatta secondo dettami ben precisi: quelli della Massoneria. Vi ritroverete così a calpestare numeri dieci scritti al contrario sulle scale principali d'ingresso, a visitare il vecchio tempio da cui una volta si accedeva all'intero castello e a scoprire che ogni parte della magione è orientata nello spazio in modo ben preciso. 
Non sono così esperta da capire se tutto questo ha giocato un ruolo chiave sull'espressione meravigliata sul mio volto ma sicuramente il luogo ha un'energia speciale e alla sera con i piccoli lampioncini in ferro battuto che illuminano il cortile di una fioca luce gialla, niente ci potrebbe distogliere dall'idea che siamo finiti in una scena del Conte di Montecristo:-)


Il proprietario di tutto questo è Luca, gentilissimo e adorabile "castellano", che ha dato in mano la parte ristorativa alla nostra amica Elisabetta, laureata anche lei in Scienze Gastronomiche che si occupa di preparare colazioni, pranzi e cene ai loro ospiti del b&b e che in ottobre aprirà quassù un laboratorio di trasformazione della nocciola, coltivata nei terreni della sua famiglia (qui siamo al super km 0). 
Elisabetta in questi tre giorni passati assieme ci ha anche fatto conoscere un suo vicino di casa particolarmente famoso, Fabrizio Galla
Non è un nome così conosciuto al grande pubblico, nessuna apparizione in tv, niente libri a suo nome ma semplicemente un terzo posto come il miglior pasticciere al mondo ai campionati mondiali di pasticceria di Lione.


Fabrizio inoltre ha vinto anche il premio di miglior pralina di cioccolato al mondo e un premio speciale come miglior torta al mondo. Queste le credenziali. Davvero non male.
Ora è ovvio che dopo questa dritta non potevamo assolutamente perderci la possibilità di assaggiare un pò delle sue creazioni e così tra una pausa e l'altra di lavoro ci siamo tuffate in un mondo di perfezione assoluta, di precisione fuori da ogni limite e di un equilibrio di sapori e combinazioni mai provato.
Ed ecco il risultato dei nostri sforzi:-)


Abbiamo scelto molto a naso. Quello che ci ispirava per forme, colori e consistenza: piccoli bonet in vasetti di cioccolato (questi in primo piano), variazione sul pistacchio e sulla nocciola (buoni ma forse un pò troppo delicati), omaggio al caffè con un cioccolatino multipiano (divino) e piccole mousse di nocciola ricoperte al cioccolato e oro alimentare su vassoietto di cioccolato. 
Complimenti scontati, una mano particolare sul cioccolato si notava davvero: rispetto agli altri pasticcini avevano una marcia in più.
Fabrizio produce anche creme di cioccolato (al latte, fondente e gianduia) e un misto azteco speciale per la cioccolata in tazza a casa.


Il break è finito, bisogna tornare nel magico castello per preparare il rinfresco della sera. Fortunatamente     il ricevimento del mezzogiorno è più lungo del previsto e noi possiamo permetterci di curiosare ancora un pò tra le mura ed i giardini della magione, scoprendo l'ultima meraviglia che ci riservava questo week end d'autunno: le vecchie serre in legno, anni fa utilizzate anche dall'Università di Torino per i propri studenti di Agraria, ora in parte dismesse.


E così al calare della luce del sole, termina qui anche il nostro fine settimana piemontese... Consce che tra poco meno di un mese questa sarà la nostra nuova terra...



sabato 10 settembre 2011

Monticelli, la brasserie in sauce italienne


Ho sempre pensato che la campagna stà al giorno quanto la città stà alla notte.
Se le spighe del grano mosse dal vento e il rosso brillante dei pomodori sono uno spettacolo ovviamente diurno, gli scorci notturni dei centri storici, illuminati da fioche luci color paglierino, regalano invece alle città assopite una magica atmosfera un pò retrò che ben si addice ai borghi ottocenteschi delle vallate del centro Italia.
Campobasso non fa eccezione: è una città che di giorno non può offrire altro che un paesaggio di tipica devastazione urbanistica anni '60 (con punte di bellezza come i palazzi fascisti del centro:-), ma di notte, all'interno delle sue intricate vie centrali, si respira aria di decadenza mista alla voglia di rimpossessarsi della vecchia (e vera) anima della città.
Chi da anni cerca di non far morire il centro storico sono a sorpresa molti ragazzi, che usano i vecchi palazzi di sasso per creare nuovi ristoranti, enoteche e b&b di charme, tutti diciamo con parecchio successo.
La nostra personale scoperta è stata quest'anno il piccolo e delizioso ristorante Monticelli, nascosto tra i vicoli (ma molto ben segnalato) verso il castello di Monforte, che regala una graditissima sorpresa: i proprietari non hanno voluto restaurare solamente il proprio stabile ma anche quelli attigui, creando così una piazzetta ad angolo 
completamente rimessa a nuovo.


Tra vasi di terracotta, candele, tovaglie a quadretti e muri in pietra a vista, l'atmosfera è esattamente quella di tante brasserie provenzali: piccoli posti pieni di fascino dove qualsiasi cosa servita ti sembra all'istante buonissima e tipicissima (ma del resto loro hanno una cultura di marketing ristorativo e gastronomico che noi manco ci 
sogniamo:-).
Al servizio c'è Stefano, laureato in Economia ma con la passione per il cibo,che ci elenca subito i piatti del menù, consigliandoci le specialità e ponendo l'accento sui prodotti tipici utilizzati in ogni piatto. 
Le nostre scelte ricadono così su uno sformatino di melanzane con mozzarella di bufala e pomodorino ed un altro sformatino di patate, salsiccia e verza con cialda al Parmigiano.
Entrambi molto buoni ma sicuramente più particolare il secondo.
Per il primo arrivano invece una crema di fave con cicorietta saltata e gnocchi di patate e ceci con funghi freschi e pomodorino. 
Semplicemente ottimi.
Dolci casalinghi, ma eseguiti bene, per noi un semifreddo al cioccolato bianco.
Carta dei vini quasi totalmente concentrata sulla produzione molisana.
Al momento di pagare (conto onestissimo) riusciamo a conoscere anche la chef, Simona, una laurea in giurisprudenza e la voglia di abbellire la propria città cucinando i suoi prodotti, in modo curato ed originale non perdendo mai di vista la vocazione del 
Monticelli: una piccola brasserie francese in salsa molisana e che forse, 
proprio per questo, vale doppio:-)
Il ristorante non ha sito web.
Ristorante Monticelli, vico Monticelli 16,
Campobasso.
N°tel:  0874 418460

venerdì 2 settembre 2011

Agosto all'italiana (peaceful countryside:-)


Agosto: mese di evasione, di silenzio, di ricarica, di (ri)scoperta di quell'Italia placidamente assopita nelle sue colline.
Per me agosto vuol dire soltanto questo: lasciarmi alle spalle un mondo di code, spiagge, traffico, odori di solari e sciabattamenti vari e ritirarci nell'Italia del countryside, quella che si ripopola di forestieri (termine adorabile per indicare quegli stranissimi tizi che ogni estate partono dalle Americhe per tornare nella patria natia:-), quella delle fattorie e dei ghiri di notte, quella della brezza della sera sotto il centenario noce del giardino, quella del "oggi sono perfetti i fiori di zucca, andiamo a coglierli?!".


Agosto fuori da tutto quindi: personalmente non potrei chiedere di meglio, da allergica quale sono ai mesi estivi (e aggiungo che finalmente il calendario segna settembre:-))
Agosto gastronomico? Sì anche ma in modo molto diverso dal resto dell'anno, la spesa si fa per lo più nell'orto, le mozzarelle sono a km 0 (forse al massimo 3:-), il pane è quello che si mantiene fresco per 10 giorni (avete presente quelle pagnotte stile famiglia di 10 persone?! ecco quelle), i fichi sono quelli degli zii di fianco. Niente ristoranti: tutto è troppo buono e a portata di mano per pensare di non farlo da sè.


Agosto ha significato anche una breve gita a Napoli (molto frustrante dal punto di vista gastronomico, era infatti tutto incredibilmente chiuso) e la scoperta di una chicca di ristorantino nel cuore di Campobasso, uno di quei posticini che ti fa capire come nell'Italia della crisi, della scomparsa delle province (ma poi sono ricomparse per poi scomparire di nuovo, roba da farti venire una seria crisi d'identità:-) si possa far rinascere un angolo di centro storico, semplicemente valorizzando ciò che abbiamo: storia e gastronomia. Miscelare, condire con un ombrellino di stile e intelligenza dei proprietari ed il gioco è fatto. Semplice no?!


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