giovedì 7 ottobre 2010

Festival internazionale del cibo di strada 2010

Domenica scorsa ho fatto un giro gastronomico intorno a mondo in circa 7 ore.

Ho assaggiato pizza napoletana realizzata con prodotti dei presidii Slow Food, farinata, focaccia di recco, samosa e vegetable biryani, empanadas, pesce fritto al cono e acarajè, pane e panelle e shabakia-kabrazal il tutto accompagnato da un ottimo tè alla menta marocchino, il shabakia kabrzal aromatizzato alla menta.

Dove ho assaggiato tutto questo? Al Festival Internazionale del Cibo di strada a Cesena. Questo festival biennale, nato a Cesena nel 2000, è arrivato alla sua 6° edizione e come negli anni passati ha animato per 3 giorni, dal 1 al 3 ottobre, il centro storico della città con una ventina di isole gastronomiche che proponevano il cibo di strada proveniente da ogni angolo del mondo. Durante il festival inoltre in tutti e 3 i giorni si sono svolti incontri, esposizioni, presentazioni di libri e di laboratori di cucina e degustazioni il tutto a cura dell’esperto “gastronomede” Vittorio Castellani alias Chef Kumalè (www.ilgastronomade.com) che ha collaborato inoltre come co-curatore della sezione internazionale.


Festival molto ben organizzato, attento all’ambiente, infatti tutte le stoviglie utilizzate per

servire il cibo erano biodegradabili e attento alla qualità del cibo, in quanto molti prodotti alimentari erano presidi Slow Food. Il mio “molto ben organizzato” è riferito al fatto che, oltre ad essere ordinato come evento in sè per sè, (quindi poca ressa, molte panche e tavole in cui sedersi per mangiare, casse ben visibili e posizionate ai due estremi del perimetro in cui si svolgeva il tutto, personale gentile e veloce nel servirti), aveva come particolarità il fatto che chi dava da mangiare non maneggiava denaro: per cui festival attento anche alle norme igieniche. Infatti alle casse si cambiavano i soldi, ovviamente la cifra che volevi, in voucher di carta del valore di 1 €, in questo modo nei vari stand pagavi con quelli direttamente al momento della consegna del cibo senza code per pagare e soldi svolazzanti passanti di mani in mani, idea davvero furba, pratica e molto igienica, ed inoltre, se per caso ti avanzavano dei biglietti da 1 € molto semplicemente prima di andare via ripassavi dalla cassa ed eri rimborsato.

Il cibo di strada, lo street food è da sempre semplice nella preparazione e molto legato alle tradizioni agro-alimentari del territorio a cui appartiene, è probabilmente la più pura tra le diverse forme di offerta gastronomica in quanto quella meno soggetta alle mode passeggere e inoltre, a mio avviso, è lo strumento che più facilmente consente una lettura storica, non solo gastronomica, di una città e dei suoi abitanti.

Il cibo di strada è ovunque, si trova qui in Italia come nel lontano Oriente, in Africa come in America Latina, in Australia e gli Stati Uniti, racconta storie di piazze, strade e mercati, racconta di viaggi e scoperte, parla di popoli, di uomini e donne che hanno affrontato la fame e con pochi ingredienti sono stati capaci di realizzare piccoli “miracoli gastronomici” che con il passare del tempo hanno subito modifiche, arricchimenti o impoverimenti entrando così a far parte della cultura gastronomica di un territorio e raccontando di lui al resto del mondo.

Non a caso questo festival si svolge a Casena, in Romagna, patria di quella piadina che rappresenta uno dei più riusciti esempi di street food.

Quest’anno c’erano 26 stand, ovviamente a farla da padrone era l’Italia suddivisa in varie isole regionali, anzi cittadine perché venivano indicate le zone specifiche delle varie regioni in cui quel cibo di strada era tipico. C’erano Genova in rappresentanza della Liguria, Firenze per la Toscana, Alberobello e Manfredonia per la Puglia; la Campania invece aveva un suo stand regionale ed uno specifico per Napoli in cui si sfornavano solo pizze meravigliose, ed ancora Palermo con il suo panino con la milza, Merano con il suo wurtel meranese ed il brezel. Per finire la carrellata dell’Italia fast to eat il Mercato Saraceno che rappresentava Cesena e la sua provincia, Bagno di Romagna per l’intera Romagna e Parma con i suoi salumi e la sua torta fritta.

Dal resto del mondo era scesa in campo l’America Meridionale con Brasile, Messico, Perù, Argentina e Venezuela; l’Africa con il Marocco ed Europa e Asia con Grecia, Barcellona, Provenza e Bangkok.

Ma basta scrivere, le foto parlano da sole:

In sequenza eccovi un favoloso trancio di pizza margherita originale napoletana con fior di latte di Agerola, samosa e pacora mix e una panoramica dello stand dell'India.



Qui di seguito invece ci sono Pesce fritto al cono alla maniera di Cesenatico, acarajè brasiliano (pesce misto cotto nelle foglie di banano sevito con salsa baiana fatta di cipolla, olio di dendè, zenzero, noci basiliane e pane grattugiato) e infine una panoramica dello stand di Alberobello.



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