Giornata caldissima, afosissima, per dirla con una parola sola: terribile. Siamo quasi alla fine delle lezioni del primo anno (davvero?!) e il nostro professore di turismo ci propone una escursione in montagna, tra pascoli, apicoltori e casari e panorami di alta montagna per aiutarci a farci riconoscere i tipi di rocce, le valli glaciali e per farci capire come l'uomo si è insidiato in questi territori per poterne ottenere il meglio.
Ovvio noi eravamo interessati a tutto questo ma ammetto che il fattore climatico è stato fondamentale per godere al meglio la giornata: una massima di circa 18 gradi tutto il giorno con alcuni picchi sicuramente a meno. Ahhh la montagnaaaaaaa......:-)
Prima tappa una nostra vecchia conoscenza: l'apicoltura Floriano, famosa per essere l'apicoltura biologica più ad alta quota d'Italia (siamo a circa 2000m) e per fare dei mieli realmente buonissimi. Noi avevamo scoperto i suoi mieli durante il Salone del Gusto di qualche anno fa e avevamo subito decretato che erano i migliori presenti in tutto il Salone (ovviamente gusti personali ma tant'è).
All'arrivo Floriano ci accoglie con un gran sorriso che fa trapelare una dolcezza e una cortesia rari da trovare. Ci parla della sua produzione con molta competenza, ci racconta dei problemi dati dalla varroa
e dagli insediamenti industriale che disturbano non poco le api.
La perfezione che raggiunge la casa di questi piccoli animaletti è fenomenale come l'organizzazione che vige nell'arnia: la loro storia è realmente molto affascinante e fa sentire gli esseri umani incredibilmente piccoli e semplici.
Floriano ci fa assaggiare il miele, la cera e la propoli, ci fa anche scattare un sacco di foto (con una pazienza infinita) e poi ci porta a degustare i suoi mieli nella baita di imbottigliamento, una oretta di puro godimento passando dalla melata di bosco, al miele di lavanda a quello di ciliegio selvatico.
Dopo qualche ora di familiarizzazione con il mondo ape, andiamo a vedere un'altra produzione decisamente particolare e di nicchia: quella del Genepy.
E' una pianta strana quella del Genepy, da selvatica cresce solo oltre i 2500 m e da coltivata dai 1800 m in su, sembra una pianta grassa, senza acqua. Si usa prevalentemente immergendola nell'alcool buon gusto e aspettando che rilasci i suoi tipici oli essenziali. E' fantastica per digerire la notevole cucina di montagna, ben ricca di grassi. Noi abbiamo passato un'oretta in compagnia di uno dei produttori della Val Maira in località vicino ad Elva per capire un po' come si coltiva questa strana pianta per poi spostarci nel famoso ristorante della valle, il Lou Sarvanot.
Verdure ed erbe miste con salsa aioli, ravioles (una sorta di gnocchetti di patate conditi con burro toma e salvia) agnello sambucano (quest'ultimo veramente divino), solo il genepy poteva aiutarci a digerire tutto questo ben di Dio e ad affrontare il ritorno a Bra.
Un'ora e mezza di tornanti e curve verso la cappa afosa della pianura, meglio non pensarci:-(
E' una pianta strana quella del Genepy, da selvatica cresce solo oltre i 2500 m e da coltivata dai 1800 m in su, sembra una pianta grassa, senza acqua. Si usa prevalentemente immergendola nell'alcool buon gusto e aspettando che rilasci i suoi tipici oli essenziali. E' fantastica per digerire la notevole cucina di montagna, ben ricca di grassi. Noi abbiamo passato un'oretta in compagnia di uno dei produttori della Val Maira in località vicino ad Elva per capire un po' come si coltiva questa strana pianta per poi spostarci nel famoso ristorante della valle, il Lou Sarvanot.
Verdure ed erbe miste con salsa aioli, ravioles (una sorta di gnocchetti di patate conditi con burro toma e salvia) agnello sambucano (quest'ultimo veramente divino), solo il genepy poteva aiutarci a digerire tutto questo ben di Dio e ad affrontare il ritorno a Bra.
Un'ora e mezza di tornanti e curve verso la cappa afosa della pianura, meglio non pensarci:-(
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