lunedì 14 novembre 2011

Annusando il territorio


Tempo di nebbia qui nelle Langhe, nebbia che ha l'odore della brina della notte che verrà, dei camini accesi nelle case di campagna e di profondo ed intenso autunno. Quello vero, quello che si tinge di mille colori, che riempie i mercati di zucche e che trasforma le vigne in tavolozze di colori sulla variante dei colori più caldi e brillanti. In poche parole queste zone sono magiche d'autunno, forse più di quanto potessimo immaginare.
Pollenzo per quanto sia veramente minuscola (una piazza ed un dedalo, dicesi dedalo, di vie) regala degli scorci magnifici con la luce di taglio di questa stagione: la basilica, la torre ed il complesso dell'Agenzia, formano un miglio quadrato ad alta densità di bellezza.
           
  

Nel complesso dell'Agenzia sono presenti l'Università, la Banca del Vino, un bar e due ristoranti. Uno di questi è Guido. Non un locale qualsiasi, bensì uno dei riferimenti storici della ristorazione italiana,  un posto che da decenni offre i classici della cucina piemontese con una attenzione quasi maniacale per le materie prime (molto carina è l'idea di montare un video della cucina durante il servizio, la musica di Jamiroquai ci sta proprio tutta:-).

Conosciuto qualche giorno fa l'headchef  di Guido (Ugo Alciati) per organizzare la cena di Natale di facoltà, siamo rimaste sorprese dalla sua gentilezza e disponibilità, niente a che vedere con lo stereotipo del cuoco isterico e sgradevole che Master Chef ci propone settimanalmente: Alciati, preso pure a sorpresa, ci ha fatto accomodare e si è seduto con noi cercando di venirci incontro in ogni modo per permetterci di fare un'autentica esperienza d'haute cuisine.

Autunno, vigne, Langhe manca solo lui per completare il quadro: il tartufo bianco d'Alba.
Ogni anno a novembre si tiene la fiera omonima e durante l'ultimo giorno si battono all'asta, in diretta con New York, le maggiori pezzature del tubero più pregiato al mondo: americani, giapponesi e cinesi  gareggiano a suon di centinaia di migliaia d'euro per aggiudicarsi il master piece
La fiera è in realtà un tributo all'intera gastronomia piemontese: si possono infatti acquistare tome, nocciole, paste fresche, vini e miele, in più degustazioni guidate e mini ristoranti dove farsi preparare un piatto di tajarin ricoperto di preziose scaglie.

Nel lento ritrovare i nuovi punti di riferimento per le nostre compere alimentari, il mercato bisettimanale di Bra è già diventata una abitudine consolidata. L'offerta di verdura, frutta, formaggi e pesce è ottima e ci si imbatte facilmente anche in qualche banco che è da solo una vera e propria sinfonia dell'autunno insieme ad un pizzico di pragmatismo di campagna.


Passeggiando qualche giorno fa a Cherasco ci siamo accorte come in un mese questi posti ci siano entrati nel cuore molto più che Parma in tre anni. Le dolci colline delle Langhe parlano e raccontano di cibo in ogni loro angolo e Slow Food, ne siamo sicure, non poteva vedere la luce da nessuna altra parte d'Italia.


6 commenti:

Carolina ha detto...

Vi leggo sempre volentieri... :)
Un abbraccio alle mie ragazze!

ps: qua tutto bene. Si sta benone sapete in Svizzera! ;)
La scorsa settimana mi hanno chiesto se mi mancava Londra. Secondo voi cosa ho risposto?

Silvia ha detto...

@Caro: Ah se lo sappiamo come si stà bene in Svizzera:-))) Non a caso da quando abbiamo scoperto quanto vogliono investire sul turismo enogastronomico nei prossimi anni, ci stiamo facendo un pensierino a mandare i nostri cv! Sono proprio contenta che ti trovi bene e per quanto riguarda l'ultima domanda.. ehm, come dire.. sono sicura che ti manca come manca a noi quando giriamo per presidi, vigneti e orti biologici!

Anonimo ha detto...

L'odore di quelle castagne nella foto è arrivato fin qui da me in UK! Però non sono completamente convinta che davvero la cultura del cibo in Piemonte sia così speciale. Da piemontese dico che i miei conterranei sono troppo chiusi verso il mondo, non si lasciano influenzare da altre culture e nemmeno da altre regioni! A Torino per fortuna qualche passo in avanti si è fatto, ma tra Langhe e Monferrato la tradizione è davvero troppo opprimente (per i miei gusti).

Anonimo ha detto...

potrei quasi abitarci :) un bacio beba

Parole Ripiene ha detto...

Bellissimo Blog ragazze.. adoro la cucina mescolata ai luoghi e sentimenti.. anche il nostro blog è così, passate a trovarci!

un abbraccio

Gloria

www.paroleripiene.com

Silvia ha detto...

@Anonimo: Inevitabilmente i posti che hanno una fortissima tradizione gastronomica sono poi i più restii al farsi contaminare con altri prodotti e sapori. Ma quello che intendevo è che la voglia di trasmettere, preservare e far conoscere la propria gastronomia qui si respira nell'aria, molto diversamente rispetto ad altri posti dove pur con le stesse potenzialità si è scelto per industrializzare e omologare il gusto.. E' un discorso lungo, in tre anni a Parma ho sempre avuto la sensazione che tu descrivi per le Langhe, qui invece scorgo una grandissima apertura nei confronti dei "forestieri" e degli "stranieri", mai visto ad esempio un atteggiamento di chiusura o di scortesia. A Parma te ne potrei elencare decine invece..

@Beba: ne sono sicura:-))

@ParoleRipiene: grazie per i complimenti ed avete tutta la nostra invidia! Un pastificio... ovvero l'officina delle meraviglie:-)))

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