mercoledì 16 marzo 2011

So-Ho! (but the time of dogs is finished..)


Quello che è avvenuto in Giappone mi ha fatto titubare un attimo sul pubblicare un post così leggero e vacanziero come quello su Soho. Non che gli altri post siano di altro tenore, ma era il mio stato d'animo a non essere proprio adatto a trattare il tema. Beninteso che non ritengo che l'emergenza sia finita, anzi forse siamo solo all'inizio, oggi però mi sono svegliata avendo voglia di finire quella bozza iniziata qualche giorno fa, che faceva più o meno così:

Il centro di Londra non potrebbe essere altro che Soho. Nessun altro quartiere sviluppa in modo tanto armonioso la poliedricità tipica della città.
Da quando era terreno di caccia ed i nobili incitavanano i cani al ritmo di So-ho, passando per gli anni '60 che hanno visto nascere tra le sue vie il punk e Vivienne Westwood arrivando ad oggi, meta di una popolazione quanto mai variegata e singolare, Soho è di certo uno dei quartieri più trasformisti della capitale. 
Offre una forte proposta alimentare di stampo italiano (Little Italy è nata pur qui dopotutto), qualche negozietto arabo specializzato in caffè, pasticcerie americane ed inglesi, supermercati giapponesi, locali bohemiènne parigini e ristorantini stellati Michelin. Tutto concentrato in una manciata di viuzze.
Dimenticavo: anche l'unica buona gelateria di Londra sorge qui! Non sono dettagli per gli immigrati...:-)

Per iniziare partirei subito dal Whole Food Market posto nella bella e vivace Brewer Street, uno die pionieri mondiali dei supermercati bio. La catena è americana e a Londra ha diversi punti vendita sparsi per la città, questo è senza dubbio il più centrale. L'ambiente è piccolino ma offre alcune chicche che ho molto apprezzato come il punto smoothie, il punto zuppe calde ed un'offerta di medicine alternative molto estesa. In più quasi ogni settimana ci sono eventi e conferenze di stampo salutistico. Prezzi direi nella media (per gli italiani che ancora vivono in Italia leggesi: "alti").

Proseguendo potrete notare un piccolo supermercato giap, Arigato, immensamente piccolo rispetto al Japan Centre ma molto tenero e con un gran vantaggio: ciotole e ciotoline hanno degli ottimi prezzi, chi vuol comprare vettovaglie in stile è avvisato!

Brewer Street è un crogiolo di razze, un simpatico melting pot di negozi che permette di passare da Arigato a Scoop! con una tale semplicità (e pure normalità) da farti rimanere quasi interdetto. Scoop! è lo strambo nome della gelateria che mi ha letteralmente conquistato: la qualità è alta ed il sapore e la texture del gelato è proprio quella che credevamo di non trovare al di fuori degli amati confini. Lo stile del locale, la scelta dei gusti ed il loro sapore ricorda molto quello di Grom. Anzi ora che lo dico ne approfitto per chiedere a Grom perchè pensa che i londinesi meritino meno dei parigini uno dei loro negozi. No, ce lo dica perchè noi lo vogliamo sapere!

Giusto il tempo di fare questa serena riflessione che il mio sguardo cade su una dark bakery, Cox Cookies and Cake. No, non dark perchè poco illuminata, dark perchè i muri neri, i cupcakes decorati con teschi ed i neon dai colori flash non potrebbero farmela definire diversamente. 
"Oh bella, questa ancora non l'avevo mai vista!"
Pure il personale non sembra troppo "sweet" ed il barista dalla maglietta nera con teschio in argento mi guarda con aria torva, forse non ho la faccia della cliente tipo. 
Cliente tipo o no, "io ho un blog, maglietta nera" penso guardandolo con aria sicura di me e fotografando le loro creazioni aggressive. Ovviamente mi perdonerete se non ho perso tempo ad assicurarmi che la luce fosse giusta e la messa a fuoco pure :-)

Passata la paura, vedo il sereno con un tranquillizzante color Tiffany associato al nome Lina. E' una gastronomia italiana, l'unica dove la pasta la fanno a mano ancora tutti i giorni e dove i legumi sono venduti nei sacchi di juta. Offrono molti prodotti a marchio proprio come il formaggio ed i salumi e si vede che la qualità è molto alta. Chiacchiero con i gestori che mi offrono alla fine il quotidiano degli immigrati italiani a Londra. Non mi sarei mai immaginata di cercar lavoro vagabondando con la gazzetta italiana, ma tant'è..

Brewer Street è finita e senza guardare troppo la cartina decido di autoperdermi nel dedalo semi pedonale di viuzze. E' così che mi ritrovo davanti al Bar Italia, che anche senza il nome, non avrebbe potuto essere di altra nazionalità: corone d'aglio e peperoncino penzolano dal soffitto insieme ad immagini di Maradona e Cannavaro il tutto condito da santini e da un forte odore di caffè. Nei tavolini fuori tutti bevono acqua S.Pellegrino. Siamo a casa, oddio forse non proprio la mia idea di casa, ma comunque qui non mi sentirò di certo una straniera. 

Decido di proseguire perchè se non mi sbaglio quell'insegna in fondo mi dice qualcosa. Eh si è Arbutus, locale-fenomeno degli ultimi anni anche solo per un motivo: si pranza con menu fisso a 17£, stella Michelin compresa. La cucina è del tipo francese con uso di ingredienti tipici inglesi, il binomio che va di più da queste parti. Ma un prezzo del genere a Soho è quasi da non crederci. Bonus

Nuovo bivio, volto verso Wardour Street, asse di collegamento tra Piccadilly e Oxford Street ed è qui che dopo qualche metro sgrano gli occhi: davanti a me vedo una panetteria italiana enorme. Mettendo a fuoco meglio vedo che ha il forno a legno in vetrina, fa pure i cannoli e meraviglia delle meraviglie, vende la Gazzosa Lurisia. Le mie idee sulla globalizzazione sono sparite in un attimo. Forse è tutto da rivedere. 
La panetteria si chiama Princi e scopro che è di Milano dove ha ben 4 punti vendita. Il negozio è enorme e bellissimo e i prodotti che assaggio sono tutti uno più buono dell'altro. La commozione è altissima. Forse da oggi quando avrò voglia di pizza, focaccia, salatini e cannoncini dovrò più andare sul sito di Easyjet.


Ultimo giro, ultimo regalo: Greek Street e la sua famosissima Maison Bertaux. Storica pasticceria francese nella capitale, mantiene da 150 anni una trascurata atmosfera da cafè bohemienne servendo la miglior tarte à la mousse au chocolat che abbia mai mangiato. I clienti abituali meritano anche loro uno sguardo accurato come i dolci. E' semplicemente un posto che adoro.

Dopo l'eccitante Soho, ci attende la chic-ma-non-troppo Chelsea, ovvero my first love..

4 commenti:

Carolina ha detto...

Sono "affascinata" dalla punk bakery e dai suoi cupcakes... Oh my God! Solo a Londra si possono vedere/fare/mangiare certe cose! ;D
Bel post ragazze!

ps: adesso ho capito di quale panetteria italiana parlavi! Matteo ed io andavamo spesso lì 2 anni fa... :)

Silvia ha detto...

@Carolina: Ah sì quella sì che è strana! Vorrei veramente conoscere la mente perversa che ha inventato un posto del genere!
Quindi Princi lo conoscevi già?! Bè tempo di remember mi sa e poi magari il Bellini lo vendono anche lì non si sa mai!

Anonimo ha detto...

se penso che 3 gg fa ero proprio davanti a quella vetrina di cupcakes e che poco dopo mi son mangiata un ottimo trancio di margheritain quella fantastica panetteria stento ancora a crederlo!!!
ha ha ma tornerò presto!!!
un bacio
beba

Anonimo ha detto...

e vi dirò di +: è talmente bella la foto della punk bakery che me la son salvata non avendo avuto l'occasione di vederla di notte!!!
miao!!!
beba

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